“Procne che medita l’assassinio del figlio” è un gruppo scultoreo originale e tra i più rappresentativi, sebbene molto danneggiato.
L’opera racconta un mito piuttosto crudele. Procne era sposata a Tereo, dal quale aveva avuto un figlio, Itys. Tereo, però, invaghito della cognata Filomela, la violentò e le tagliò la lingua perché non potesse parlare con la sorella. La giovane invece riuscì a far comprendere a Procne l’accaduto tessendone le immagini su di una stoffa.
Procne, inorridita, per punire il marito uccise il figlio, lo fece a pezzi e lo diede in pasto a Tereo. Questi, scoperto il delitto, cercò di uccidere entrambe le sorelle, ma gli dei ebbero pietà di loro e trasformarono Procne in rondine e Filomela in usignolo, permettendo loro di fuggire.
La scultura, forse un’altra opera di Alkamenes, rappresenta il momento in cui Procne prende la sua tragica decisione e il figlioletto, non consapevole della sua sorte, si stringe alla madre cercandone tutto l’affetto. Il contrasto tra la madre immobile, col volto chinato, come prigioniera del suo destino, e la tenerezza filiale con cui Itys la abbraccia, rende tutta la tragicità del dramma che sta per scatenarsi.
Attraverso la tragedia dell’amore familiare distrutto, lo scultore Alkamenes mette in scena quella della Grecia travolta da una guerra fratricida, la famosa guer