La piccola Isola Comacina, dal quinto secolo dopo Cristo al 1169, grazie alla sua posizione strategica, ha rivestito un ruolo fondamentale come baluardo difensivo. Poi fu purtroppo rasa al suolo, per vendetta. Ma quale fu la sua colpa?
Devi sapere che, tra il 1118 e il 1127, l’isola Comacina e i territori circostanti si erano schierati con la città di Milano, contro Como, in una guerra durata dieci anni, vinta dai milanesi. Non passò molto, prima che le due città si scontrassero di nuovo. Stavolta però Como aveva dalla sua parte un potente alleato: Federico Barbarossa. Dopo aver sconfitto Milano nel 1162, i comaschi si vendicarono dei comuni vicini e dell’isola Comacina, di cui non restarono che le ceneri. La distruzione del 1169 viene ricordata ogni anno a giugno, con lo spettacolo pirotecnico della sagra di San Giovanni.
La rinascita dell’isola, dopo secoli di abbandono, si deve agli scavi archeologici realizzati tra il 1914 e il 1978, che hanno riportato in superficie molti reperti, oggi esposti all’Antiquarium di Ossuccio. I resti di antichi edifici, prevalentemente chiese, si possono agevolmente visitare percorrendo i sentieri dell’isola, guidati dalla mappa richiedibile all’acquisto del biglietto d’accesso, e dai cartelli esplicativi che ti descrivono dettagliatamente i siti che incontri.
Tra questi ci sono tre strutture moderne, le “case degli artisti”, in stile razionalista, costruite intorno al 1940. Pensa che, nel 1917, Alberto I re del Belgio, ricevette in dono l’isola dal proprietario, Augusto Caprani, ma la cedette poco dopo allo Stato italiano. Il presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera se ne interessò e nacque il progetto di trasformare il sito in un luogo di arte e cultura dove, ancora oggi, tra maggio e settembre, soggiornano artisti belgi e italiani.
Se hai tempo, fermati a visitare anche il suggestivo borgo di Ossuccio, col Sacro Monte della Beata Vergine del Soccorso, patrimonio Unesco dal 2003. Raggiungi il santuario percorrendo una via devozionale lunga circa un chilometro, costeggiata da 14 cappelle votive, costruite tra il 1623 e il 1710, adornate complessivamente da 230 statue a grandezza naturale.
Il tempio cinquecentesco custodisce una statua in marmo bianco della Vergine, molto venerata: si narra che guarì la ragazza sordomuta che la trovò.
Ti saluto con una curiosità: La sagra di San Giovanni è anche detta “dei lumaghitt”, nome che richiama un’antica usanza del passato di mangiare polenta e lumache per festeggiare e di trasformare i gusci in lumini.