Casa del Menandro

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Durata file audio: 2.41
Autore: STEFANO ZUFFI E DAVIDE TORTORELLA
Italiano Lingua: Italiano
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La Casa del Menandro è una delle domus meglio conservate e più grandi di Pompei, con quasi 1.800 metri quadri di estensione.

Gli studiosi ritengono che il suo proprietario, Quinto Poppeo Sabino, fosse imparentato con la seconda moglie dell’imperatore Nerone, Poppea Sabina, e che a Pompei possedesse anche la domus oggi nota come la Casa degli Amorini.

La Casa del Menandro prende il nome da un affresco, rinvenuto al suo interno, che ritrae un famoso commediografo vissuto intorno al 300 avanti Cristo, il cui nome è scritto sull'orlo dell'abito e sul rotolo che il personaggio tiene in mano.

Questo fa supporre che il proprietario fosse un vero appassionato di teatro.

 La domus, il cui nucleo più antico risale addirittura a tre secoli prima dell’eruzione, si sviluppava, come molte altre, su due piani, aveva un elegante atrio con una vasca centrale per la raccolta dell’acqua piovana, l’impluvium, rivestito di marmo, e un peristilio abbellito da un pavimento a mosaico bianco e nero. Pensa che questa era una delle poche case della città ad avere al suo interno un impianto termale privato. Proprio qui, nel calidarium, l’ambiente in cui c’era l’acqua calda, oltre agli straordinari affreschi, trovi un particolare mosaico con creature marine.

Il suo tesoro più prezioso è costituito dai magnifici affreschi, prevalentemente del IV stile, come quelli nell’atrio che ritraggono scene ispirate alle vicende della Guerra di Troia narrate dal poeta greco Omero, con personaggi come Elena, ritratta nuda mentre il marito Menelao la tira per i capelli, e la sfortunata sacerdotessa Cassandra, che poteva prevedere le tragedie, ma era stata condannata dal Dio Apollo a non essere mai creduta.

Lungo il cortile interno c’è la stanza con gli affreschi ispirati al teatro, tra cui il ritratto di Menandro che dà il nome alla domus, e maschere usate dagli attori. 

In un ambiente posto al di sotto delle terme gli archeologi hanno scoperto una cassa contenente un servizio da tavola in argento usato probabilmente per i banchetti, costituito da ben 118 pezzi e oggi custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

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