Le otto sale intorno al Terzo cortile sono dedicate a Selinunte, la fiorente colonia greca che sorgeva sulla costa meridionale della Sicilia. Un plastico ti permette di immaginare la forma dell’antica città e la distribuzione dei suoi magnifici templi. Da qui segui il percorso, che ti permette di comprendere la vita e lo sviluppo di Selinunte fino alla sua brutale distruzione nel 409 avanti Cristo per opera dei Cartaginesi.
Ora metti in pausa e raggiungi la sala maggiore.
Nell’antico refettorio sono esposte le famose metope dei Templi di Selinunte, il più importante complesso scultoreo del mondo greco occidentale. Le metope sono le lastre di pietra scolpite che proteggevano le parti terminali delle travi di legno che reggevano il tetto.
Ti invito ad osservare le tre metope provenienti dal Tempio di Apollo, eseguite da maestranze locali verso il 550 avanti Cristo: le preziose tracce di pittura ti consentono di immaginarne il coloratissimo aspetto originale. La quadriga di Apollo, coi quattro cavalli guidati da Apollo che emergono prepotentemente dallo sfondo, è la migliore delle tre. Quella centrale, con Perseo che uccide Medusa, è opera di un artista meno capace, le figure sono più goffe e lo spazio è meno organizzato. Medusa, il cui orrido volto era in grado di pietrificare chi la guardava, ti può sembrare inginocchiata, ma è raffigurata in corsa, secondo i modi schematici del tempo, mentre stringe Pegaso, il cavallo alato scaturito, secondo la leggenda, dal suo collo.
A sinistra si trova Atena, protettrice di Perseo. Probabilmente lo stesso artista eseguì la metopa con Eracle che trasporta i Cercopi.
Curiosità: Secondo la leggenda, Eracle, un semidio forzuto come il suo analogo romano Ercole, sorprese i due gemelli Cercopi mentre gli rubavano le armi. Li catturò e li trasportò appesi a una asta come vedi nel rilievo. La loro madre li aveva avvertiti che un uomo dal sedere nero li avrebbe vinti. Appesi a testa in giù videro le chiappe abbronzate di Eracle, cui la pelle di leone copriva solo la schiena, e scoppiarono a ridere. Eracle, divertito, così li lasciò liberi.