Tra le strade di Pompei, Via Stabiana si distingue perché attraversa la città dall’alto verso il basso, collegando quartieri diversi e incrociando i due assi principali est-ovest: Via dell’Abbondanza e Via di Nola.
Il nome con cui la conosciamo oggi è moderno e deriva dalla strada che, uscendo dalla città, conduceva verso la vicina Stabiae; il toponimo antico purtroppo non ci è pervenuto.
Alcuni isolati situati lungo la via mostrano la parte più pratica della vita quotidiana: officine artigiane, piccoli spazi di lavoro, punti di ristoro. Le pendenze del basolato erano studiate per smaltire l’acqua piovana, mentre i solchi dei carri e i passaggi pedonali rialzati raccontano l’intensità del traffico. Alle intersezioni delle strade, le fontane pubbliche fornivano acqua a viaggiatori e residenti, trasformando la strada in una vera arteria vitale della città.
Il tratto forse più suggestivo di Via Stabiana è quello legato alla cultura del benessere. Qui, infatti, sorgono due complessi termali di rilievo: le Terme Stabiane, tra le più antiche di Pompei, con palestra e sezioni separate per uomini e donne, e più a nord le Terme Centrali, avviate dopo il terremoto del 62 d.C. e mai completate del tutto. Questi edifici non erano solo luoghi di igiene, ma anche centri di incontro e svago, dove si curavano relazioni e affari.
Un altro aspetto curioso sono i graffiti e le iscrizioni elettorali che comparivano sulle facciate: messaggi brevi, inviti al voto, annunci di vita quotidiana. Lungo Via Stabiana, più che altrove, la strada funzionava come una bacheca collettiva, segno di una comunità che usava gli spazi pubblici per comunicare.
Mentre cammini, osserva come cambia il carattere della via man mano che avanzi. Dalla zona più pratica e commerciale si passa al settore delle grandi terme pubbliche, fino ad arrivare agli incroci che collegavano questa strada ai quartieri residenziali più eleganti.
Ti saluto con una curiosità: Lungo Via Stabiana sono state trovate numerose programmata elettorali, scritte che invitavano a votare un candidato. In molti casi erano firmate da associazioni di quartiere o gruppi di mestiere. Una di queste recita: “I panettieri sostengono Lucius Popidius Sabinus per edile”. Una prova diretta di come la strada fosse anche un luogo politico dove le categorie professionali facevano sentire la propria voce.
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