Durata file audio: 3.03
Italiano Lingua: Italiano

Per accedere alla basilica di San Zeno entra da sinistra, passando accanto alla torre.

Si arriva nell’affascinante quadrilatero del chiostro romanico-gotico, sorretto da doppie colonnine.

Un padiglione sporgente era usato come lavabo dai monaci.

Lungo le gallerie si trovano frammenti scultorei e resti di affreschi, e si gode di una bella veduta del fianco della basilica, alla quale si accede da un portale laterale.

 

L’interno colpisce prima di tutto per la luminosità diffusa e per la vastità dell’edificio, sorretto da grandi pilastri e coperto da un originale soffitto ligneo a forma di carena di nave, realizzato alla fine del Trecento.

Sui pilastri, nell’interno della facciata e lungo le pareti, si trovano numerosissimi affreschi del ‘200 e del ‘300, quasi tutti anonimi, che documentano l’evoluzione della pittura veronese nel tardo Medioevo. Spicca la popolare, gigantesca figura di San Cristoforo, sulla parete destra.

 

 

Nota la scala che scende nella vasta cripta romanica, sorretta da colonnine dai bei capitelli: una cancellata protegge il recente altare in cui è conservato il corpo di San Zeno.

La cripta sostiene il vasto spazio dell’altar maggiore, preceduto da un recinto con statue duecentesche di Cristo e degli Apostoli.

Ora metti in pausa e riavvia dopo aver salito le scale.

 

Sull’altar maggiore risplende il magnifico Trittico dipinto da Andrea Mantegna nel 1459. Il dipinto mantiene la tradizionale divisione in tre parti, ma presenta soluzioni innovative: i tre scomparti formano infatti un unico ambiente architettonico, sottolineato dalla cornice lignea, in cui si distribuiscono i numerosi personaggi raccolti intorno al trono della Madonna con il Bambino.

I tre pannelli più piccoli in basso sono copia degli originali, portati in Francia da Napoleone. Grazie a questa opera, eseguita a ventotto anni, Mantegna ottenne l’incarico di pittore di corte dei Gonzaga, e si trasferì a Mantova.

 

In fondo al lato sinistro è conservata la statua trecentesca, in marmo colorato, conosciuta come “san Zeno che ride” per l’espressione sorridente del viso, che pare soddisfatto per il pesciolino appena pescato.

 

Curiosità: Nell’appartata chiesetta di San Zeno in Oratorio, sita verso Castelvecchio, lungo la sponda dell’Adige, è conservata un’insolita reliquia: la pietra su cui si sedeva abitualmente il santo per pescare nel fiume!

 

TravelMate! La Travel App che ti racconta le meraviglie del mondo!
Condividi su