CASTELVECCHIO

Museo Seconda Parte

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Durata file audio: 2:45
Italiano Lingua: Italiano
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Saliti al piano superiore, partendo dalla sala numero 13, una sequenza di Madonne col Bambino apre la sezione dedicata alla pittura veneta del ‘400, che si sviluppa fino alla cosiddetta “sala della Torre” o Saletta del Mantegna.

Particolarmente interessante è il confronto tra due grandi pittori: Giovanni Bellini e Andrea Mantegna. I due artisti, coetanei, erano imparentati: Mantegna aveva sposato la sorella di Bellini.

Il paragone tra opere simili per dimensioni e soggetto, mostra come Giovanni Bellini, esprimeva con delicatezza i sentimenti, mentre Mantegna prediligeva una composizione austera e monumentale.

Fra gli altri artisti in questa sezione ti segnalo Carlo Crivelli, Vittore Carpaccio e diversi esponenti della scuola veronese.

 

Dopo aver visitato questo gruppo di sale, prosegui attraverso una bella raccolta di armi antiche, recati ad osservare da vicino, sospesa su una passarella, la bella statua equestre di Cangrande della Scala, che avevamo già visto dal cortile. Possiamo così ammirare il celebre sorriso del signore di Verona, che accenna a un simpatico gesto di saluto. Il gioco architettonico progettato da Carlo Scarpa, in un contesto di strutture e di luci tra interno ed esterno, è splendido e di forte suggestione.

 

Le sale successive ci conducono attraverso la pittura dal ‘500 al ‘700.

 

 

Imponenti pale d’altare scandiscono l’evoluzione della pittura a Verona durante il Rinascimento.

La terza sala della sequenza è la più importante. Insieme a piccoli e gradevolissimi dipinti di Jacopo Tintoretto, qui sono esposte le opere del più grande pittore nato a Verona: Paolo Caliari, detto il Veronese.

Protagonista assoluto della scena pittorica del Cinquecento in Veneto, prima di trasferirsi a Venezia il pittore si è formato nella città natale: la grande e nobile Madonna in trono è la sua prima opera importante, dipinta a soli vent’anni.

La tenda alle spalle della Madonna è nella tinta prediletta dall’artista, chiamata appunto “verde Veronese”.

La visita del museo si conclude con le ricche sale dedicate alla pittura barocca e al ‘700 veneto, con belle tele di Sebastiano Ricci, Tiepolo, Guardi e Pietro Longhi.

 

Curiosità: Suggestiva è la collezione di dipinti su pietra, una specialità nella produzione artistica veronese durante il Seicento.

Si tratta di tavolette di pietra nera, chiamate “pietre di paragone”, levigate e lucidate, utilizzate dai pittori per dipingere scene notturne.

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