Durata file audio: 2.15
Autore: STEFANO ZUFFI E DAVIDE TORTORELLA
Italiano Lingua: Italiano

Il Palau de la Musica Catalana è uno dei posti più entusiasmanti di Barcellona!

Come ho già avuto occasione di raccontarti, ai primi del ’900 il volto urbano di Barcellona cambiò profondamente quando fu tracciata la via Layetana che metteva in contatto la “vecchia” città medievale con l’area residenziale moderna. Nel punto di saldatura tra le due, trovi un monumento di enorme importanza architettonica, decorativa e simbolica: il Palazzo della Musica Catalana.

Realizzato nel 1908, questo edificio è un capolavoro del cosiddetto “modernismo”, cioè la versione barcellonese dell’art nouveau. Nasce come teatro musicale, ma l’insieme architettonico e decorativo è concepito come grandiosa celebrazione della cultura popolare locale e dell’identità catalana.

Fin dal primo sguardo, il palazzo ti rivela la sua unicità: la facciata a grandi arcate è rivestita di decorazioni di materiali diversi. Fra il rosa degli intonaci e il bianco delle sculture si inseriscono vivaci zone multicolori. Il movimentato gruppo scultoreo che vedi sull’angolo dell’edificio esalta la canzone popolare catalana, con archi, colonne e statue che rivestono fantasiosamente la superficie.

Ma anche all’interno ti aspetta un’orgia di decorazioni. Il palazzo è stato ristrutturato nel 2000, affiancandogli una costruzione “di servizio” che ospita gli uffici, la biblioteca, l’archivio e altro ancora. Non perderti la bellissima sala da concerti, con il fantastico, lucernario a vetrate multicolori. Pensa che la decorazione del palco è talmente abbondante, con gruppi di sculture che evocano la musica popolare e il coro delle opere liriche, che per gli spettacoli spesso non vengono aggiunti altri elementi di scenografia!

 

CURIOSITÀ: Se ci fai caso, noterai che nella decorazione scultorea del palazzo sono riprodotti con molta cura fiori e piante tipici della Catalogna. Quest’attenzione alla botanica è tipica dello “stile florale” diffuso in Europa all’inizio del ’900, ma qui c’è anche la volontà di fare del teatro il “giardino della musica”.

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