Durata file audio: 2.11
Autore: STEFANO ZUFFI E DAVIDE TORTORELLA
Italiano Lingua: Italiano

La tua passeggiata lungo il Passeig de Gràcia comincia da Plaça de Catalunya; dopo l’incrocio con Carrer del Consell de Cent, guarda a sinistra. Probabilmente noterai alcuni turisti fermi a guardare: infatti, in uno stesso isolato, uno accanto all’altro, ci sono tre palazzi-simbolo del modernismo catalano. Si tratta di Casa Lleó i Morera, Casa Amatller e Casa Batlló, e il blocco di edifici in cui si trovano è stato ribattezzato “isolato della discordia”. Infatti fa pensare al mito del Giudizio di Paride, il giovane greco a cui fu chiesto di dire chi fosse la più bella fra Giunone, Minerva e Venere, cioè le tre dee più importanti dell’Olimpo. Anche questi palazzi così vicini offrono tre interpretazioni del modernismo così diverse che è inevitabile metterli a confronto: tu quale sceglierai?

Comincia da Casa Lleó i Morera, opera dell’architetto Domènech i Montaner, e sbizzarrisciti ad ammirare le fantasiose merlature che decorano la facciata.

Dopo pochi passi o anche solo spostando lo sguardo, al numero 41 hai Casa Amatller, uno dei progetti più straordinari di Puig i Cadafalch. Osserva l’accostamento delle finestre gotiche con la sommità a gradoni, derivata dall’architettura olandese.

Il terzo palazzo, che è anche il più celebre, non può non catturare la tua attenzione con la sua facciata che si muove, simile a un’onda o a una creatura acquatica: si tratta di Casa Batlló, opera di Antoni Gaudí.

Ti consiglio di proseguire ancora per qualche isolato lungo Passeig de Gràcia, almeno per contemplare l’altro grande capolavoro di Gaudí nella zona: Casa Milà, anche detta “la Pedrera”, che si staglia come una bizzarra fortezza all’angolo con Carrer de Provença. Se poi hai un po’ di tempo in più puoi anche fare un salto alla Fundació Suñol, dove ti aspettano le fotografie di Man Ray, le sculture di Alberto Giacometti e le opere di Pablo Picasso.

 

CURIOSITÀ: Quando nel 1878, Gaudí concluse i suoi studi presso la scuola di Architettura, il direttore dell’ateneo dichiarò: “Non so se abbiamo laureato un pazzo o un genio. Con il tempo si vedrà”. Infatti si è visto!

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