Durata file audio: 2.11
Autore: STEFANO ZUFFI E DAVIDE TORTORELLA
Italiano Lingua: Italiano

Del complesso degli Invalides fa anche parte la grande chiesa di Saint-Louis des Invalides, detta anche “cappella dei soldati”. La puoi vedere in fondo alla corte d’onore, simile a un monastero. Anche l’interno ha uno stile rigoroso, con pilastri e una galleria superiore. Noterai che in alto pendono delle bandiere: sono le insegne dei reggimenti sottratte ai nemici durante le guerre, ma sono tutte successive a Napoleone, perché quelle precedenti furono bruciate dopo la sconfitta di Waterloo, per impedire che ritornassero come trofei nelle mani dei nemici. Nella cripta sono sepolti più di 400 soldati, fra quelli che si sono distinti per le azioni più valorose.

In fondo alla chiesa, dietro l’altar maggiore, una vetrata divide la chiesa dalla cappella a cupola chiamata Dôme des Invalides, un vero capolavoro barocco che fu concepito come edificio riservato al re e alla corte.

Non ti sfuggirà l’evidente somiglianza della cupola con quella di Michelangelo in San Pietro a Roma: le lamine d’oro di cui è rivestita hanno un peso totale di dodici chili. Attraversa pure rapidamente l’interno della cappella e scendi nella cripta circolare, dove potrai vedere la tomba di Napoleone Bonaparte. Consiste in un sarcofago di porfido rosso della Finlandia, semplice ma impressionante. Ma come, ti chiederai, Napoleone non era morto in esilio nella lontana isola di Sant’Elena? Certo, ma devi sapere che diciannove anni dopo la sua morte, nel 1840, il governo inglese restituì le sue spoglie a quello francese: il trasporto della salma dall’Africa e la sua sepoltura sotto la cupola degli Invalides furono un evento emozionante per il ritrovato orgoglio nazionale. Vicino alla tomba dell’imperatore puoi vedere quelle dei suoi due fratelli Giuseppe e Girolamo, e dei più famosi comandanti delle sue armate.

 

CURIOSITÀ: Le ceneri di Napoleone riposano in una cassa di ferro, ma come nelle tombe dei faraoni egizi questo involucro è a sua volta racchiuso in una bara di legno d’acacia, in due di piombo, e ancora in una di ebano e infine in una di quercia.

 

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