MUSEO DEL LOUVRE, Venere Di Milo Ala Sully Sala16

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Durata file audio: 2.38
Autore: STEFANO ZUFFI E DAVIDE TORTORELLA
Italiano Lingua: Italiano

Sei davanti alla Venere di Milo, una delle più celebri sculture dell’arte ellenistica e insieme una delle più suggestive rappresentazioni della bellezza femminile.

“Nostra Signora di Bellezza”, come la definì il poeta tedesco Heinrich Heine, fu ritrovata nel 1820 sull’isola di Milo, nell’arcipelago delle Cicladi, da un contadino. La statua era spezzata in due parti. L’uomo ne rimase affascinato e la nascose, ma fu poi scoperta dai soldati turchi e venduta a un ufficiale francese, che si rese subito conto di avere a che fare con un capolavoro. La fece quindi restaurare e la presentò al re Luigi XVIII, che la comperò e la mise al Louvre.

I critici sono ormai d’accordo sul fatto che il personaggio raffigurato sia Venere, dea dell’amore e protettrice degli innamorati. Immersa nei suoi pensieri, sprigiona sensualità, con una vena di riserbo che la rende ancora più affascinante.

Come vedi la dea è un po’ più alta del normale, 2 metri e 2 centimetri, ed è in piedi, con il busto nudo e le gambe coperte da drappeggi. Se ci fai caso, il peso della figura si regge sulla gamba destra, mentre la sinistra è leggermente piegata. Il resto del corpo nudo è un po’ girato verso destra. Il volto severo e un po’ paffuto è incorniciato da una chioma ondulata che si stringe in uno chignon dietro la nuca. Purtroppo è priva delle braccia: che gesto stava facendo secondo te? Sono state avanzate diverse congetture. Una di queste collega il nome dell’isola di Milo alla parola “mela” e al celebre mito del giudizio di Paride, il quale proclamò Venere la più bella fra le dee consegnandole una mela d’oro e ricevendone in cambio l’amore della donna più bella del mondo, Elena.

Prenditi del tempo per guardare da ogni angolazione quest’opera, collocata al centro della sala per permettere una visione a 360 gradi. Mentre ammiri la morbidezza delle forme e la delicatezza con cui la luce l’accarezza, ti ricordo che il nome del suo autore è ancora immerso nel mistero. La maggioranza degli studiosi concorda nell’attribuirla ad Alessandro di Antiochia, che l’avrebbe realizzata intorno al 130 a.C.

 

CURIOSITÀ:  Quest’opera è universalmente considerata una splendida espressione del fascino femminile. Nel corso della sua storia ha ricevuto lodi in ogni angolo del mondo. L’unico a cui non piacque fu il pittore Renoir, che la definì con poca galanteria “une grande gendarme”/“una grassa poliziotta”.

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