Durata file audio: 2.30
Italiano Lingua: Italiano

Avrai forse sentito parlare dell’Agorà come il luogo dove nacque la democrazia e dove i filosofi passeggiavano discutendo le loro idee. Il primo impatto, appena entrato nell’area archeologica, può essere deludente: ti trovi in una specie di vasto giardino privo di edifici ben riconoscibili. Ma camminando tra le rovine, con un po’ di immaginazione, riuscirai a renderti conto di quanto fosse complessa la sua funzione e di quanto fosse ricca di attività.

Devi sapere che il termine greco “agorà” ha molteplici significati, tutti collegati a uno spazio dove si svolgono azioni comuni: agorà significa adunare, raccogliere e quindi piazza; era il luogo dove si svolgeva il mercato; dove i cittadini si riunivano in assemblea per ascoltare gli oratori e per deliberare su affari pubblici e dove si svolgevano i processi. Insomma era il cuore della vita quotidiana della città.

L’enorme edificio colonnato all’ingresso alla tua sinistra è una stoà, cioè un portico, ma è una discutibile ricostruzione moderna che ospita il Museo dell’Agorà e te ne parlerò nell’ultimo file.

 

Ora metti in pausa e gira a destra fino a fermarti di fronte a quattro piedistalli sormontati da resti di statue.

 

Quello che vedi è quanto rimane dell’Odeon, cioè del teatro coperto, costruito quando la Grecia fu conquistata dall’Impero Romano.

Quando Atene era libera, qui c’era uno spazio pubblico e vuoto, destinato agli incontri e alla vita sociale. Il teatro lo costruì Agrippa, il generale romano braccio destro dell’imperatore Augusto; come vedi, a volte anche la cultura può diventare un pretesto per cancellare uno spazio pubblico.

 

Curiosità: Ti sei mai chiesto come sia possibile che alcune aree delle città antiche siano rimaste visibili fino ai nostri giorni? In effetti in genere non è così; la città cresce nel tempo distruggendo e seppellendo la sua storia.

Fino al 1930 anche l’area, ora occupata dagli scavi dell’agorà, era un pezzo di Atene indistinguibile dal resto. Per riportarla alla luce fu necessario acquistare e demolire circa 400 case.

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