La decorazione incominciò nel 1481, subito dopo la fine delle ostilità tra Roma e Firenze originate dalla congiura dei Pazzi. Fu proprio Lorenzo il Magnifico, scampato alla congiura, a inviare a Roma un eccezionale quartetto di maestri: Perugino, Botticelli, Ghirlandaio e Cosimo Rosselli, con le rispettive ottime équipe di assistenti. A ciascuno dei quattro fu affidato uno scomparto della parete a destra dell’altare, e gli artisti avevano un anno di tempo per terminare la decorazione; ma prima del termine Luca Signorelli subentrò al Perugino.
Prima che Michelangelo lo distruggesse per realizzare il Giudizio Universale, al centro della parete sull’altare c’era un altro affresco del Perugino, raffigurante l’Assunta, ovvero la Madonna salita in cielo. Il soffitto invece era decorato con un semplice cielo stellato.
Sopra la fascia dei finti tendaggi, che come ti ho detto è quella inferiore, nella fascia intermedia hai gli episodi dell’Antico Testamento con Mosè e suo fratello Aronne, e sull’altro lato gli episodi della vita di Cristo. Le corrispondenze tra le storie, che corrono una di fronte all’altra, ti sono spiegate da iscrizioni nella fascia superiore:
Mosè, guida e legislatore del popolo eletto, e il sacerdote Aronne prefigurano Cristo, che è insieme guida, legislatore e sacerdote: la legge di Mosè trova piena realizzazione nella legge evangelica; Cristo trasmette il potere a san Pietro e ai papi, suoi successori.
La scena-chiave del ciclo è l’affresco del Perugino intitolato la Consegna delle chiavi a san Pietro, che ti presenta la trasmissione di poteri da Cristo ai papi, successori di Pietro; di fronte puoi vedere l’affresco, la Punizione di Quorah e dei suoi figli, dipinta da Botticelli, ti fa vedere come vengono puniti coloro che si oppongono all’autorità dei pontefici. Per rafforzare il legame visivo tra le due scene, entrambi i pittori hanno inserito nello sfondo immagini di archi classici.
Un altro capolavoro di Botticelli è l’affresco delle Prove di Mosè in cui Mosè, che puoi riconoscere dall’abito verde e giallo, compare ben sette volte in azioni diverse: eppure il tutto appare coerente e organico. Altrettanto complessa ed efficace è la scena con il Testamento di Mosè, dipinta da Luca Signorelli.
CURIOSITÀ: I quattro pittori lavoravano fianco a fianco, contemporaneamente, seguendo criteri generali di omogeneità nello stile, nei colori dominanti e nelle dimensioni dei personaggi. E sai perché ci sono così tante rifiniture in oro? Perché dovevano brillare alla luce delle fiaccole e delle candele. Immagina che bell’effetto!