GALLERIA BORGHESE

Bernini-Apollo E Dafne_Sala 3

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Durata file audio: 2:25
Italiano Lingua: Italiano
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Devi sapere che, delle splendide sculture del Bernini esposte in questo museo, Apollo e Dafne è ritenuta il suo capolavoro per eccellenza.

Se non conosci bene il mito a cui fa riferimento l’opera te lo riassumo brevemente.

Apollo fece l’errore di fare lo sbruffone davanti a Cupido che, alquanto permaloso, decise di vendicarsi facendogli un crudele scherzo. Colpì Apollo con una freccia dorata per farlo innamorare della prima sventurata che gli fosse capitata davanti, cioè la povera Dafne, per poi trafiggere quest’ultima con una freccia di piombo che le impedisse di ricambiare l’amore di chiunque.

Diciamo che forse il più crudele in questa storia fu Cupido che, per prendersi la sua rivincita, non calcolò gli effetti collaterali, visto che la vera vittima alla fine fu Dafne. La ragazza, infatti, terrorizzata da Apollo di cui non poteva accettare l’amore, chiese al padre Peneo, divinità fluviale, di cambiarle forma e fu tramutata in una pianta d’alloro.

Quello che è evidente è che Bernini ha saputo rendere con maestria gli elementi fondamentali della narrazione.

Guarda come sono chiari i sentimenti dei due protagonisti: lo sguardo smarrito di Apollo, che vede sfumare ogni possibilità di poter amare Dafne, e l’espressione della ragazza stupita, ma anche spaventata, che vede la sua fuga impedita proprio dalla sua trasformazione.

Oltre alla capacità di restituire all’osservatore il momento della metamorfosi di Dafne, come ti accennavo nel file precedente, nota come Bernini ha saputo rendere anche l’idea del movimento di Apollo, bruscamente interrotto nel momento in cui riesce a afferrare la ragazza. Ha ancora un piede sollevato, il suo manto è sospeso e i capelli sono mossi all’indietro.

 

Curiosità: quando i gruppi scultorei di Bernini furono esposti per la prima volta a Villa borghese, per giustificare la presenza di scene pagane nella dimora di un alto prelato, si ricorse allo stratagemma di allegare una scritta che desse un significato condivisibile dall’etica cristiana, così ad esempio per Apollo e Dafne venne scritto che “chi ama e insegue le gioie della bellezza fugace, si riempie la mano di fronde e raccoglie bacche amare”, che voleva significare che la bellezza alla fine svanisce e non resta più niente.

 

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