Durata file audio: 2.50
Autore: STEFANO ZUFFI E DAVIDE TORTORELLA
Italiano Lingua: Italiano

Se sei appassionato di scultura classica, ti consiglio caldamente di visitare il Museo Pio-Clementino. Qui incontrerai alcune famosissime statue classiche che oltre al valore artistico intrinseco hanno anche il grande merito di essere state il modello di molti capolavori dell’arte rinascimentale e barocca.

Nel museo troverai quasi solo repliche romane di originali greci, ritrovate a Roma, prima in occasioni casuali, poi grazie a ricerche archeologiche sistematiche. Vedrai il famoso Torso del Belvedere, ampio frammento della statua di un dio dal fisico possente, che fu preso come riferimento da Michelangelo e da Rubens e vedrai l’ammiratissimo Apollo del Belvedere, esempio fondamentale per l’arte accademica.

Ma il pezzo più celebre del museo è il gruppo del Laocoonte, realizzato circa 2000 anni fa da un gruppo di scultori di Rodi, una delle opere più emozionanti della storia dell’arte antica. La scultura rappresenta una scena raccontata nel poema latino Eneide, capolavoro di Virgilio. Durante l’assedio di Troia, Laocoonte è il sacerdote troiano che cerca invano di mettere in guardia i suoi concittadini dall’inganno del cavallo di legno, per poi essere stritolato insieme ai figli da due serpenti marini. Tieni presente che come avviene spesso nell’arte classica questo capolavoro dell’ultima fase dell’arte greca è concepito per essere osservato solo di fronte, e non da tutti i lati.

Il ritrovamento del gruppo marmoreo, avvenuto ai primi del ’500 nell’antica zona del palazzo di Nerone, fu importantissima per lo studio e la ripresa dell’arte classica nel Rinascimento. L’opera è stata studiata, copiata, interpretata in ogni dimensione e tecnica possibile e immaginabile. Le parti mancanti dell’originale, come il braccio destro di Laocoonte, hanno messo gli artisti di fronte al dilemma se rispettare la frammentarietà del gruppo oppure operare ricostruzioni di fantasia.

Fino al Laocoonte la parola “classico” era stata sinonimo di serenità e compostezza. Ma l’espressione patetica del sacerdote troiano mostra che l’arte classica è anche capace di dramma, di dolore, di muscolature definite e possenti.

 

CURIOSITÀ: La scoperta del Laocoonte avvenne nella vigna di un gentiluomo che non riusciva a credere nella fortuna che gli era toccata, e che per sicurezza teneva la scultura nella sua camera da letto. La notizia del ritrovamento fece il giro delle corti d’Italia e arrivarono molte proposte d’acquisto, ma fu papa Giulio II a spuntarla. In seguito, per trovare una degna cornice all’opera, fu istituito il museo Pio-Clementino, che prende nome dai papi Clemente Quattordicesimo e Pio Sesto.

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