Le Stanze di Raffaello sono uno dei tesori più preziosi dei Palazzi Vaticani!
Le trovi alla fine della lunga passeggiata attraverso i corridoi del Vaticano. Sono spesso molto affollate, ma se hai scelto bene il momento della visita, (ti suggerisco tra l’una e le due), potrai godere di una delle più profonde ed esaltanti emozioni offerte dall’arte italiana: quattro stanze in sequenza, dove risplende il genio di Raffaello, nel momento più puro del Rinascimento italiano.
Per capire come cambia il modo di dipingere di Raffaello ti consiglio di non seguire l’abituale senso di visita, ma l’ordine cronologico. Quindi comincia dalla terza, che è la Stanza della Segnatura, prosegui con la Stanza di Eliodoro, poi con la Stanza dell’Incendio di Borgo, per finire con la più grande, la Stanza di Costantino.
Una delle principali preoccupazioni di papa Giulio II era quella di organizzarsi velocemente un appartamento privato nei palazzi del Vaticano: infatti non sopportava la memoria del suo predecessore Alessandro VI Borgia, che un decennio prima aveva fatto decorare le sue stanze da Pinturicchio.
Il nuovo appartamento papale fu terminato a brevissima distanza dalla Cappella Sistina e dal cantiere di San Pietro. I lavori iniziarono dalla sala che in seguito fu ribattezzata Stanza della Segnatura perché vi venivano firmati i documenti pontifici. Per decorarla rapidamente, fu reclutato un gruppo di pittori provenienti da varie regioni.
Anche il venticinquenne Raffaello entrò a farne parte, e iniziò a dipingere il soffitto con finti mosaici a fondo oro. Il papa non tardò ad accorgersi che il giovane era un fuoriclasse, tanto che licenziò gli altri e affidò tutto il lavoro a lui. Raffaello vi si impegnò a più riprese per oltre un decennio, ma la decorazione delle quattro stanze fu terminata solo dopo la sua morte, grazie agli allievi della sua bottega.
CURIOSITÀ: Nonostante sia morto a soli 37 anni, Raffaello è diventato famoso all’estero più di altri pittori cinquecenteschi perché un suo incisore di fiducia realizzava delle stampe dai suoi quadri. Sotto queste stampe si poteva leggere la frase latina: Raphael invenit, cioè “opera di Raffaello”.