GUGGENHEIM

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Durata file audio: 3:19
Autore: STEFANO ZUFFI E DAVIDE TORTORELLA
Italiano Lingua: Italiano
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A quarant’anni dalla morte di Peggy Guggenheim, la sua eredità culturale continua a svilupparsi: è nato un centro studi, e questo museo è diventato la raccolta d’arte moderna più visitata d’Italia.

Ci sono quattro raggruppamenti tematici: cubismo, astrattismo europeo, surrealismo e arte del secondo dopoguerra. Le sezioni sono in ordine cronologico e corrispondono alle preferenze artistiche della collezionista, ma anche ai suoi legami affettivi con alcuni grandi artisti. Tra una sezione e l’altra, ricordati di mettere in pausa.

Cominci subito con le sale dedicate al cubismo. L’opera più antica, numero 1 del catalogo, è il Ritratto di poeta di Pablo Picasso, uno degli artisti prediletti dalla Guggenheim, di cui vedrai anche alcuni capolavori degli anni Trenta. Questo settore ha in serbo per te anche opere di Marcel Duchamp, Braque e Léger.

Ora metti in pausa e passa alla seconda sezione.

 

La seconda sezione è dedicata all’astrattismo europeo, e ti resterà impressa soprattutto per le opere rigorosamente geometriche dell’olandese Piet Mondrian. Deciderai tu se preferisci le sue tele essenziali, purissime, oppure la vitalità dei colori del russo Vassily Kandinsky. Qui scoprirai anche perché i futuristi italiani come Boccioni e Severini si possono considerare i precursori dell’astrattismo.

Ora metti in pausa e passa alla terza sezione.

 

La terza sezione, dedicata al surrealismo, è forse la più affascinante. Si apre con la scultura di Brancusi e i magici dipinti di Chagall e De Chirico. Oltre agli enigmatici Mirò e Dalì, ti segnalo l’irresistibile Impero delle luci di René Magritte, fra le opere moderne più riprodotte in assoluto. Il surrealista Max Ernst, secondo marito della Guggenheim, l’ha celebrata in modo stravagante nella tela La vestizione della sposa.

Ora metti in pausa e passa all’ultima sezione.

 

L’ultima sezione è dedicata all’arte del secondo dopoguerra. Il protagonista assoluto qui è Jackson Pollock. Una vera e propria “scoperta” di Peggy; il grande artista statunitense usava una tecnica particolare, lasciando sgocciolare i colori sulle tele in modo apparentemente casuale. Se ti senti lontano mille miglia dalla storica pittura veneziana, non dimenticare che era stato proprio Tiziano il primo ad abbandonare ogni tanto il pennello per dipingere le sue ultime tele con “sfregazzi delle dita”.

 

CURIOSITÀ:  Nell’inaugurare una delle sue prime gallerie, Peggy Guggenheim indossò due orecchini scompagnati, uno di Tanguy e uno di Calder, per dimostrare la sua imparzialità tra l’arte surrealista e quella astratta:…. quando si dice l’eleganza!

 

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