Intorno alla struttura centrale, che corrisponde alla cella del Partenone, ne corre un’altra sostenuta da colonne dove sono esposte le metope, cioè le lastre di pietra scolpite a rilievo che si trovavano sulla struttura orizzontale sopra le colonne del tempio e sotto il tetto. Anche in questo caso le vedi molto più da vicino di quando erano sul tempio.
Le metope, che decoravano le strutture orizzontali del Partenone, furono scolpite per prime. In origine erano 92 e illustravano battaglie mitologiche in cui gli eroi greci sconfiggevano dei nemici, quasi sempre rappresentati come esseri mostruosi.
Venivano raffigurati ad esempio i giovani Ateniesi contro le Amazzoni, mitiche donne guerriere; i giovani di Salonicco che combattono i Centauri, creature metà uomini e metà cavalli; gli Dei che sconfiggono i Giganti che avevano cercato di scalare l’Olimpo, la loro dimora e simbolo dell’ordine del mondo; infine il sacco di Troia, colpevole di aver ospitato Paride, rapitore di Elena moglie del re greco Menelao, come narrato nell’Iliade.
Quando fu costruito il Partenone, Atene era appena uscita vincitrice dalla sanguinosa guerra contro i Persiani: così queste storie, alludono alla lotta del bene contro il male, dove il bene sono ovviamente i Greci e il male i loro nemici, e cioè proprio i Persiani.
Nella sala vedrai anche grandi sculture molto frammentarie. È quello che rimane ad Atene delle statue dei due frontoni, gli spazi triangolari formati dalle cornici orizzontali del tetto del Partenone. Le scene comprendevano statue colossali a tutto tondo e i temi erano tratti dalla mitologia attica: uno raffigurava la nascita della Dea Atena dalla testa di suo padre Zeus, in presenza degli Dei olimpici, l’altro la lotta tra Atena e Poseidone per la rivendicazione della Grecia.
Curiosità: Le sculture sono molto rovinate perché, quando i Veneziani bombardarono il Partenone trasformato in polveriera dai turchi, crollarono il tetto e le pareti della cella, 14 colonne e molte metope. I Veneziani tentarono anche di smontare le grandi sculture dei frontoni per portarle a Venezia. L’operazione finì disastrosamente: le meravigliose sculture finirono in pezzi e i loro resti vennero bruciati per farne calce.