Come avrai notato, l’interno della Chiesa è riccamente decorato, secondo un gusto tipicamente lombardo, con figure di santi e fasce ornamentali. Sotto la bella cupola semicircolare ti consiglio di ammirare il bellissimo coro, ovvero la fila di sedili di legno intarsiato che risale alla fine del Quattrocento dove prendevano posto gli alti prelati nelle celebrazioni liturgiche solenni.
Ora metti in pausa e vai nel chiostro.
Questo piccolo chiostro incantevole ha un nome curioso: il chiostro delle rane, e infatti al centro zampilla una fontana abbellita da rane di bronzo che sono veramente curiose! Dopo avere ammirato la fontana, vai ad osservare l’esterno della cupola, che è circondato da un porticato. Resterai piacevolmente ammirato dalla grande ricchezza di colori dei fregi e dei bassorilievi che adornano le finestre e i bordi di questo porticato.
Ora metti in pausa e vai alla Sagrestia Vecchia.
Probabilmente, la Sagrestia vecchia è opera dello stesso architetto che progettò la chiesa, Donato Bramante. Guarda con attenzione soprattutto il soffitto: noterai che è decorato con un motivo di corde annodate. Si tratta del cosiddetto “Nodo vinciano” che rivedrai, o hai già visto, nella Sala delle Asse al Castello Sforzesco.
Adesso metti in pausa e vai alla casa degli Atellani.
Ti trovi adesso in un luogo poco noto, che è stato recentemente aperto al pubblico. Si tratta della Casa degli Atellani, un palazzo aristocratico del 400 che è stato molto restaurato nel secolo scorso. Questo palazzo era famoso perché all’epoca degli Sforza vi si davano delle feste veramente sontuose, alle quali partecipavano tutte le personalità più importanti del tempo. Dal grazioso cortile a porticato si passa ad alcuni ambienti interni, e da qui, con tua grande sorpresa, ti troverai in un incantevole giardino, del tutto invisibile dal di fuori.
CURIOSITÀ: in fondo al giardino c’è un filare di viti. Dopo varie ricerche, pare sia stato accertato che queste viti sono quello che resta della vigna che fu donata da Ludovico il Moro a Leonardo da Vinci in segno di gratitudine per l’esecuzione dell’Ultima Cena.