CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO

Magno Palazzo Sala Delle Udienze

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Durata file audio: 2:38
Italiano Lingua: Italiano
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Per completare la visita al primo piano del Magno Palazzo, ti suggerisco due ambienti di suggestiva bellezza. Il primo è la cosiddetta Sala delle Udienze.

“Dare il benvenuto agli ospiti del principe mettendo in luce le virtù del padrone di casa”, così potremmo descrivere oggi la funzione degli affreschi che trovi al suo interno, eseguiti nel 1531 dall’artista bresciano Girolamo Romanino.

Alzando lo sguardo al soffitto vedrai i ritratti di imperatori romani, di alcuni importanti sovrani del tempo e dello stesso Clesio. Come già avevano fatto i suoi predecessori a Castelvecchio, il prelato si servì della pittura per sottolineare il forte vincolo tra il principato vescovile di Trento e il Sacro Romano Impero.

 

Dopo esserti goduto la visita di questa magnifica sala, metti in pausa e riavvia al cortile dei Leoni.

 

All’interno del Magno Palazzo non ci sono soltanto sontuose stanze affrescate, c’è spazio anche per il verde. Il cortile dei Leoni è così chiamato in riferimento alla fontana che una volta decorava il giardino e di cui oggi rimangono solo i due animali scolpiti in pietra.

Lo spazio più bello del cortile è senz’altro la Loggia del Romanino, nome che si riferisce all’artista che, tra il 1531 e il 1532, eseguì gli affreschi del soffitto. Dei dipinti colpisce l’audace effetto illusionistico, evidente ad esempio nella spettacolare vista del Carro del Sole al centro del soffitto, ma anche la ricchezza delle scene e dei loro protagonisti. Nelle lunette sfilano una serie infinita di personaggi biblici, mitologici ed appartenenti alla storia antica. Scene come la morte di Cleopatra, il suicidio di Lucrezia o l’uccisione di Oloferne per mano di Giuditta si alternano a momenti più leggeri in cui assistiamo al corteggiamento di una donzella o a un concerto campestre. Immagini tutte di indubbia bellezza che fanno di questa loggia uno dei massimi capolavori dell’artista bresciano.

 

Curiosità: nella miriade di figure ritratte dal Romanino, spiccano dei nudi dall’evidente richiamo a Michelangelo. Come i personaggi del Giudizio Universale dipinti nella cappella Sistina, anche qui le figure maschili furono vittime della censura. Fortunatamente le vesti con cui erano stati ricoperti nel Settecento, sono state rimosse durante un intervento di restauro negli anni Ottanta.

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