VAN GOGH MUSEUM

Campo Di Grano

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Durata file audio: 2:16
Italiano Lingua: Italiano
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Il Campo di grano con corvi, il capolavoro con cui si conclude abitualmente la visita al Van Gogh Museum, è il vero e proprio testamento artistico e la più drammatica opera del pittore, che all’interno di questo stesso campo, si sparò al petto un colpo di rivoltella mortale, qualche mese dopo averlo terminato: tuttora si discute se volesse davvero uccidersi.

La natura e il paesaggio risultano deformati, agitati, carichi di presagi come i funerei corvi neri, schizzati con pochissime pennellate, che volano sul campo. Van Gogh non mescola le tinte sulla tavolozza: ogni pennellata è un segno deciso e ben riconoscibile che lascia una traccia di colore molto marcata. Il giallo elettrico del grano contrasta così con il bruno del terreno e l’azzurro cupo del cielo, come se ciascun elemento combattesse con gli altri.

Il dipinto è stato realizzato nel 1890 a Auvers-sur-Oise, una cittadina di campagna a trenta chilometri da Parigi, dove Van Gogh si era trasferito per essere assistito da uno specialista di malattie psichiche, il dottor Gachet. Negli ultimi due mesi della propria vita Van Gogh, quasi prevedendo la fine vicina, dipinse con disperata frenesia: ma, invece di placare le sue ansie, la pittura esasperava la sua tensione.

Non si sa il motivo preciso del suo gesto, ma la sera del 27 luglio 1890, Van Gogh ritornò dai campi ferito al petto da un colpo di pistola che si era auto inferto, apparentemente non troppo grave, visto che riuscì a camminare fino a casa.

Il fratello Theo, accorso in gran fretta da Parigi, lo assistette per tutta la giornata del 28 luglio, ma nella notte successiva, a soli trentasette anni, Van Gogh morì. Intorno alla bara, coperta di girasoli, al funerale parteciparono pochi amici, tra i quali il pittore Lucien Pissarro e i familiari.

 

Curiosità: Devi sapere che sei mesi dopo la morte di Vincent, mancò anche il fratello Theo. I due fratelli Van Gogh sono sepolti, uno accanto all’altro, nel piccolo cimitero di Auvers. Le tombe sono coperte dall’edera, nata da un ramoscello portato dal giardino del dottor Gachet.

 

 

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