PRADO

Pitture Nere - F. Goya

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Durata file audio: 2:35
Autore: STEFANO ZUFFI E DAVIDE TORTORELLA
Italiano Lingua: Italiano
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L’invasione napoleonica della Spagna segna una frattura nella vita di Goya. Nella sua pittura, fino ad allora aperta alle luci e ai colori della tradizione settecentesca, trovi registrati con intensa sensibilità i fatti grandiosi e tragici della fine dell’Antico Regime e lo sconvolgimento portato da Napoleone.

Angosciato e inorridito, Goya produce ora immagini sinistre, frutto di una fantasia macabra e inquieta. Un tema insistente, che ti colpisce nei dipinti ma soprattutto nelle incisioni e nei disegni, sono le infinite forme della violenza umana, una vera ossessione che culmina nelle incisioni dei Caprichos e dei “disastri della guerra”.

Profondamente turbato dalla guerra del 1808 e dalla repressione delle rivolte popolari a opera delle truppe napoleoniche, Goya dedica due tele all’insurrezione di Madrid, ed in particolare la Fucilazione del 3 maggio 1808, un dipinto che ti rimarrà impresso per il realismo e la rinuncia a ogni forma di retorica.

Il vertice dell’orrore è raggiunto dalle Pinturas Negras/Pitture nere, i murali che Goya dipinse verso il 1820 per la cosiddetta “Quinta del Sordo”, la sua casa di campagna sul fiume Manzanarre.

 

Adesso metti in pausa e vai al livello 0, alle sale delle Pinturas Negras/Pitture nere.

 

Come vedi queste sale sono state modificate per riprodurre due locali della casa di campagna di Goya e sono tra le più famose del Prado. L’autore ha chiamato questi murali Pinturas Negras/Pitture nere: nere per il colore dominante, ma soprattutto per i terribili soggetti. Un corpo dilaniato da un gigante cannibale, in Saturno che divora un figlio, due contadini che si massacrano a bastonate mentre affondano nelle sabbie mobili, una processione di pellegrini pazzi e invasati, un povero cagnolino che affonda nelle sabbie mobili, e così via. In queste opere Goya si propone come un “testimone morale” universale, una coscienza critica che indica con sgomento gli eterni abissi del male, il tragico risultato del “sonno della ragione”.

 

CURIOSITÀ: Alla sera, per far luce nella sua stanza, Goya incollava delle candele sulla tesa del suo cilindro, e così dava le ultime pennellate ai suoi quadri.

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