Iniziamo la visita dai famosi affreschi posti nel transetto, cioè nel corridoio traversale posto in fondo alla chiesa dove si trova l’altare, nella parte più sacra. Qui lavorò Cimabue, in quel momento il miglior pittore d’Italia. E qui forse rimarrai deluso:… dove un tempo si vedevano grandiose composizioni con fantastici colori ora rimangono pallide ombre appena riconoscibili, tanto che è necessaria molta pazienza per cercare di capire cosa rappresentassero. Il problema è che al tempo di Cimabue non si conosceva bene la tecnica dell’affresco, che consiste nello stendere i colori, ottenuti macinando dei minerali, su una superficie di intonaco umida, in modo da farli penetrare in profondità.
Se la pittura non è realizzata in questo modo, col tempo il colore tende a sparire, rendendo i dipinti illeggibili. Inoltre Cimabue utilizzò nei suoi colori dei materiali che col tempo si sono alterati e hanno invertito i rapporti tra i chiari e gli scuri: in pratica quello che era bianco ora è nero e viceversa.
Ma posso aiutarti almeno a intravedere la grandezza di questo pittore e lo faremo guardando la “Crocefissione” nel transetto sinistro. Osserva l’insieme del dipinto: per raccontare che con la Crocefissione la storia dell’umanità sarebbe cambiata, Cimabue ha rappresentato Cristo in croce isolato in mezzo alla scena, lo ha stagliato contro il cielo e ha posto ai suoi piedi una folla di persone sconvolte dal tremendo avvenimento. Tutti comprendono che il condannato non era un qualsiasi delinquente: c’è chi grida, chi sviene, chi allunga le braccia, chi osserva attonito e chi gira la testa.
Ai piedi della croce vedi San Francesco: in realtà il santo, che visse 1200 anni dopo la Crocefissione, non può avervi partecipato. Ma viene rappresentato come se fosse stato presente per sottolineare quanto amore lo legasse al Cristo.
CURIOSITÀ: Dante Alighieri, il più grande poeta italiano, fu contemporaneo di Cimabue e Giotto. Li ricorda entrambi in un famoso passo della “Divina Commedia” che potremmo parafrasare così: Cimabue ha creduto di essere il migliore nella pittura, ma ora è Giotto ad essere il più famoso, tanto da oscurare la fama dell’altro.
In tre versi Dante ha condensato il momento chiave della pittura del suo tempo.