A sinistra della chiesa esci nel “patio degli evangelisti”, il più bel chiostro dell’Escorial, dove puoi goderti finalmente un po’ di verde fra tanta severa pietra grigia. Il chiostro prende il nome dal monumento centrale, con le statue dei quattro evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Sotto le arcate ti aspetta un vasto ciclo di affreschi di soggetto sacro, opera di Pellegrino Tibaldi, architetto e pittore italiano della Controriforma. Era italiano anche Luca Giordano, che ha decorato lo scalone con un elaborato affresco barocco che celebra la gloria della monarchia spagnola.
Sul lato opposto della chiesa arrivi alle “Sale capitolari”, dove i padri Gerolamiti si riunivano per discutere e prendere decisioni sull’amministrazione del monastero. Sono saloni tardo-rinascimentali con soffitti affrescati da pittori di scuola genovese. Alle pareti sfila una vera e propria galleria di dipinti cinquecenteschi fra cui ti raccomando soprattutto il drammatico Sogno di Filippo II, opera intensamente visionaria di El Greco. Sempre a El Greco si deve anche il cosiddetto Apostolado, la serie dei busti dei dodici Apostoli. Abbondano le opere di artisti veneziani, fra cui Tintoretto, Veronese e soprattutto Tiziano, il pittore prediletto da Carlo V. Suo figlio Filippo II invece era un fanatico di Hieronymus Bosch, di cui puoi ammirare qui una versione differente del Cristo deriso.
In un crescendo di pompa celebrativa, lo scalone a fianco della chiesa ti porta al “Pantheon dei re”, una cappella barocca a pianta ottagonale realizzata per accogliere le tombe in marmo nero dei sovrani di Spagna e delle regine-madri. Alla fine dell’800 gli è stato affiancato il “Pantheon degli Infanti”, con le tombe dei principi e delle regine i cui figli non sono diventati re.
L’ultima sala di cui ti consiglio la visita è la Biblioteca. È una splendida galleria affrescata e decorata con ritratti seicenteschi che contiene circa 40.000 volumi, un quarto dei quali (i più preziosi) appartenevano a Carlo V e Filippo II.
CURIOSITÀ: Se sei facilmente impressionabile preparati alla vista del macabro Putridero, la stanza, compresa nel percorso sepolcrale, in cui le bare con i cadaveri dei re defunti rimanevano per alcuni anni in attesa che il corpo cominciasse a decomporsi prima di essere calato definitivamente nel marmo nero dei sarcofagi del Pantheon.