CHIESA DI MONTEOLIVETO (SANT'ANNA DEI LOMBARDI)

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Durata file audio: 2:34
Autore: STEFANO ZUFFI E DAVIDE TORTORELLA
Italiano Lingua: Italiano
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Anche se durante l’ultima guerra mondiale è stata molto danneggiata dai bombardamenti, la chiesa di Monteoliveto ha conservato un patrimonio artistico davvero eccezionale, nascosto dietro una facciata poco appariscente.

A destra appena entrato, a fianco dell’atrio, trovi la cappella Correale, realizzata sul finire del ’400 dai fratelli Giuliano e Benedetto da Maiano: un perfetto gioiello dell’umanesimo fiorentino incastonato nel cuore di Napoli. A Giuliano, si deve il limpido impianto architettonico, mentre Benedetto ha realizzato il notevolissimo altare in marmo candido, imperniato sulla scena dell’Annunciazione, degna di rivaleggiare con le più sofisticate invenzioni di Botticelli e Filippino Lippi.

Sempre sul lato destro, attraverso tre sale decorate da sculture e affreschi quattro-cinquecenteschi, arrivi all’Oratorio del Santo Sepolcro. Qui puoi ammirare il gruppo statuario intitolato Compianto su Cristo morto, otto statue a grandezza naturale, realizzate da Guido Mazzoni, grandissimo scultore in terracotta di origine modenese, trasferito alla corte di Alfonso II d’Aragona.

Questo gruppo statuario è uno dei suoi massimi capolavori, e ti permette di riconoscere nel carnoso e calvo Giuseppe d’Arimatea il ritratto di Alfonso II e nello stupefatto Nicodemo le fattezze di suo padre Ferdinando Primo.

Passa ora dalla cappella dell’Assunta (dove vedrai un monaco affrescato da Giorgio Vasari) e raggiungi la Sagrestia Vecchia, che in origine era il refettorio del monastero.

Il soffitto di questa sala rettangolare, diviso in riquadri regolari, fu fantasiosamente affrescato da Giorgio Vasari con personificazioni di virtù cristiane, figure, simboli, eleganti decorazioni. I colori brillanti e ben conservati creano un felice accordo con i toni caldi dei pannelli di legno realizzati dal monaco olivetano Giovanni da Verona, insuperabile specialista di intarsi. Forse nessun altro artista ha mai saputo accostare con eguale finezza le sfumature cromatiche dei legni, creando immagini sospese tra fantasia e realtà, tra verità e inganno. Come avviene spesso in questo genere di lavorazione, i pannelli si affidano all’illusione ottica, simulando sportelli socchiusi in cui puoi distinguere arredi liturgici, oggetti sacri e strumenti musicali.

 

CURIOSITÀ: I pannelli della sagrestia simulano anche “finestre” aperte sul paesaggio e su belle architetture, alcune delle quali del tutto inventate, altre invece accuratamente riprese dal vero, come per esempio due vedute di Castel Nuovo.

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